Cosa dicono gli esperti?
Da diversi anni, le associazioni del settore alberghiero e della ristorazione affrontano il delicato tema della carenza di personale. A tal proposito, abbiamo ascoltato e riportato l’opinione in merito di alcune figure di spicco, presenti sul territorio alpino. Inoltre, l’esperta di turismo Sophia Krekel ci ha spiegato l’importanza dell’essere flessibili e del ripensarsi a livello aziendale.
Interviste realizzate a settembre del 2021
Vicepresidente dell’HGV (Unione albergatori e pubblici esercenti dell’Alto Adige)
Thomas Walch
Sebbene quello della carenza di personale qualificato non sia un tema recente, fornire prospettive lavorative sicure è una sfida che rimane sempre attuale. Ma qual è il primo passo da muovere nel concreto?
La nostra è una “società del tempo libero”, dove appunto il tempo che dedichiamo agli interessi personali e alle questioni private ricopre un ruolo centrale. Tale aspetto deve dunque essere tenuto sempre più in considerazione in ciascun campo professionale.
Tuttavia, nel settore alberghiero e della ristorazione è difficile rispettare una simile esigenza dei collaboratori, proprio perché il periodo in cui si ha una maggiore affluenza è il fine settimana, quando i clienti sono liberi dal lavoro. A tal proposito, alcune strutture ricettive locali, con un certo numero di dipendenti, hanno messo a punto degli orari che permettono di conciliare la vita professionale con quella privata, e di conseguenza non abbandonare l’impiego: prima o poi, il modello al quale siamo abituati, fatto di sei giorni operativi su sette, dovrà essere rivalutato anche nel nostro settore.
Ad ogni modo, comprendo che questo possa risultare un problema per diverse realtà che offrono servizi che gli ospiti si aspettano di ricevere. In tal senso, l’Unione albergatori e pubblici esercenti dell’Alto Adige è impegnata ad assistere le aziende in questo arduo processo di ristrutturazione interna, che mira alla realizzazione di modelli part-time flessibili e personalizzati.
Inoltre, la fidelizzazione e la gestione del personale stanno prendendo maggiormente la scena, motivo per cui la HGV vi continuerà a investire, sia affrontando più approfonditamente questi temi durante i seminari dell’Unione e della Cassa turistica dell’Alto Adige, sia unendo le forze con i sindacati locali e un partner fidato, al fine di offrire ai collaboratori un pacchetto di servizi aggiuntivi. Così facendo, sono convinto che riusciremo a rendere il mondo del turismo più ambito dal punto di vista professionale.
Per concludere, se si ha la possibilità di viaggiare senza restrizioni, questo settore continuerà a offrire un lavoro sicuro, stando a quanto dimostrano i dati sull’occupazione estiva del 2021.
Presidente dell’ÖHV (Associazione albergatori austriaci)
Michaela Reitterer
Con la pandemia, il mercato del lavoro in campo turistico ha subito duri colpi. Durante il lockdown, molti dipendenti del settore hanno cercato nuovi impieghi, i collaboratori provenienti dai Paesi limitrofi erano bloccati nelle loro nazioni, gli studenti sono rimasti a casa, una grande quantità di apprendisti è venuta a mancare e, oggi, le scuole alberghiere riportano quasi il 30% di giovani in meno iscritti a questo indirizzo.
Oltre a influire sull’attività degli hotel e sui loro team, tutto ciò incide anche sui servizi offerti agli ospiti, che vengono dunque ridotti o addirittura del tutto annullati. Per citare qualche esempio concreto di alcune realtà locali: si è passati da proporre un menu à la carte al buffet, da strutture con eccellenti servizi a semplici appartamenti indipendenti. Di conseguenza, il nostro prodotto firmato “Urlaub in Österreich” (tradotto: vacanze in Austria) ben presto non sarà più in grado di mantenere alto lo standard di qualità, rimanendo così indietro rispetto ad altri Paesi nell’accogliere gli ospiti internazionali.
La soluzione? Sicuramente, è necessario offrire ai dipendenti condizioni professionali più favorevoli, il che significa ridurre i costi salariali e quelli accessori, facendo risultare più reddito netto in busta paga. Inoltre, bisogna allineare le esigenze sociali attuali al mondo del lavoro, ad esempio, offrendo a quel terzo di collaboratori/genitori che opera nel fine settimana la possibilità di far assistere i propri figli quando sono in servizio.
Presidente dell’Associazione albergatori e imprese turistiche della provincia di Trento
Giovanni Battaiola
La scorsa estate, le nostre strutture hanno patito più che mai la carenza di personale. Tanti imprenditori si sono ritrovati ad affrontare questa sfida, che si è aggiunta alle già numerose difficoltà della pandemia. Uno dei motivi di tale mancanza è legato al fatto che molti collaboratori, messi alle strette dalle incertezze del lockdown, sono stati costretti a orientarsi su altri campi. Per giunta, dato che il nostro non era l’unico settore in cerca di manodopera, non è stato difficile convincerli ad accettare impieghi apparentemente più sicuri. Anche il sistema di ammortizzatori sociali e i vari sostegni al reddito previsti a livello nazionale hanno portato molte persone a non cercare lavoro o a declinare eventuali offerte che venissero loro fatte.
Di conseguenza, in assenza di alternative, diverse strutture hanno assunto personale non qualificato, mettendo a rischio la qualità del servizio.
Per ovviare alle suddette criticità e sostenere le nostre imprese, con l’Agenzia del Lavoro e le associazioni datoriali e sindacali, abbiamo sottoscritto un protocollo che prevede anche un sistema di matching mirato, tra la domanda e l’offerta di lavoro. Inoltre, a mio avviso, sarebbe fondamentale valorizzare le professioni dell’hôtellerie, pure a livello sociale: l’opportunità di entrare in contatto con persone di origini differenti, ampliare le proprie vedute o lavorare in tutto il mondo sono aspetti positivi spesso ignorati. I sistemi dell’istruzione e della formazione professionale dovrebbero svolgere un ruolo più incisivo, sia attraverso un percorso formativo qualificato sia rapportandosi alle aziende in modo efficace.
Infine, nell’impresa è necessario che si affermi o cresca l’attenzione alla cultura manageriale e al suo interno quella alla gestione dei collaboratori, che vanno considerati una risorsa preziosa se non la più importante per il successo di un’attività.
Presidente di Confturismo Veneto e vicepresidente nazionale
Marco Michielli
Sfortunatamente, questo è un trend negativo che ci preoccupa da diversi anni. Con l’arrivo del tragico Covid-19, la situazione non ha fatto che peggiorare, ponendo così tanti albergatori di fronte a ulteriori difficoltà.
Il problema alla base – che sussiste appunto da almeno dieci anni – riguarda, a mio avviso, un fenomeno culturale tipico dell’Italia. Purtroppo, molti giovani considerano i mestieri legati al nostro settore poco attraenti, in quanto richiedono una maggiore flessibilità a livello di orario e di intensità del lavoro. In parole più chiare: snobbano a priori il percorso formativo alberghiero, perché non hanno voglia di faticare, e sono convinto che, pur aumentando gli stipendi, tale atteggiamento non cambierebbe. Un tempo le cose non stavano affatto così; in più, se osserviamo la situazione attuale all’estero, l’approccio al mondo dell’hôtellerie e della ristorazione è nettamente diverso.
A causa della pandemia, poi, l’aiuto della manodopera straniera è venuto improvvisamente a mancare; sul territorio nazionale, invece, molti potenziali lavoratori hanno preferito rimanere comodamente a casa e percepire un reddito di cittadinanza. Questa tendenza si è verificata soprattutto nelle regioni del sud Italia – dove il costo della vita è più basso rispetto al Settentrione – causando effetti devastanti sul mercato in questione.
Per riuscire a risolvere il problema, dobbiamo innanzitutto perseguire due obiettivi: in un’ottica a breve termine, è necessario revocare i sussidi sopracitati (non per i veri bisognosi, ma per i giovani potenziali lavoratori), poiché inducono a un atteggiamento poco educativo e responsabile; a lungo termine, invece, si dovrà agire direttamente sull’organizzazione e sul programma di studi delle scuole alberghiere italiane, così da formare al meglio i possibili professionisti di domani.
Quando si parla di recruiting, Sophia Krekel conosce molto bene l’argomento. In qualità di senior team manager hospitality solutions presso la HotelCareer by StepStone (piattaforma internazionale di reclutamento per l’hôtellerie, la ristorazione e il turismo), ci ha fornito una serie di spunti sul tema, svelandoci anche perché la chiave del successo in questo campo sta nel ripensarsi continuamente.
Quando la candidatura è del datore di lavoro
Proprio così, le carte in tavola sono state rimescolate: ora sono i datori di lavoro a doversi presentare dando una buona impressione al tanto ambito personale. Dunque, è esattamente a loro che mi rivolgo! Prima di tutto, siate autocritici e riflettete su come (e dove) avete cercato eventuali collaboratori fino a questo momento. Dopodiché, presentate la vostra azienda in maniera concreta e trasparente, comunicate i punti di forza e i vantaggi di entrare a far parte del vostro team, senza dimenticare di mettere in risalto i valori di cui beneficeranno i dipendenti.
Un piccolo consiglio: rendete la vostra cultura aziendale tangibile. Per fare un esempio: promuovete l’immagine d’impresa con un video che presenti volti, voci e luoghi riconducibili solo alla vostra realtà, e vedrete che, grazie a un adeguato employer branding, riuscirete a contrastare la carenza di personale qualificato.
Rivalutate i processi di recruiting e le modalità di lavoro
“Flessibilità” è la parola d’ordine, sotto diversi aspetti. Considerate modelli di lavoro alternativi – come l’home office – per figure quali i responsabili degli acquisti, e tenete a mente che ciò che dieci anni fa era inimmaginabile, ora è diventato uno standard per numerose aziende. Pensate, inoltre, a nuovi modi per reclutare personale: non vi aspettate di ricevere sempre e soltanto il classico curriculum da parte dei candidati; siate aperti anche a visionare un video o, perché no, a trovare una notifica su WhatsApp – uno stile, quest’ultimo, più vicino alle nuove generazioni. Infine, ma non meno importante, concordate l’orario di lavoro assieme ai dipendenti e vedrete che tutto avrà un altro appeal.
Più cool, più interesting
Se una cattiva immagine dell’azienda ha già creato abbastanza danni, allora è il momento di mostrare appieno gli elementi a effetto “wow” della vostra realtà. D’altra parte, in quale altro campo i giovani hanno così variegate opportunità di spaziare da un’attività all’altra, di viaggiare in tutto il mondo, di avere contatti a livello internazionale ed essere costantemente immersi in un’autentica scuola di vita? Non a caso, molti di loro sono attratti da professioni offerte da questo settore.
Siate lungimiranti e meno timorosi
Non aspettate fino all’ultimo di ritrovarvi a corto di personale, bensì siate proattivi e agite in anticipo. Investite nel futuro della vostra attività e reclutate stagisti da formare oggi, che potrebbero poi diventare preziosi collaboratori domani: spesso la fidelizzazione del personale inizia da subito. Non temete i professionisti che provengono da altre realtà, e ricordate: quando vi è perseveranza, apertura al contatto e la giusta formazione, molti principianti sono già sulla buona strada per diventare veri e propri esperti.