Menù: dos & don’ts

Che scegliate il tradizionale formato cartaceo o la più innovativa versione digitale, è importante che il menù sia curato. Quel che dovrebbe attirare l’attenzione sono la proposta gastronomica invitante e la grafica in linea con l’identità del vostro ristorante, ma certamente non eventuali problemi di comunicazione. Vediamo, dunque, cosa fare e cosa invece sarebbe meglio evitare.

Scrivi come mangi

Optate per descrizioni chiare, evocative e concise, evitando espressioni criptiche o troppo “pompose” che penalizzano la comprensione. Cosa vi immaginereste dietro a diciture quali Confidenze di montagna? Non capendo bene di cosa si tratta, infatti, il cliente passerebbe molto probabilmente a ordinare altro. Un’ottima idea è far coincidere o accompagnare il nome del piatto con l’esplicitazione degli ingredienti principali.

Aggiunte solo q.b.

No ad aggettivi per autolodarsi che non dicono nulla in più sul piatto, come deliziosi ravioloni, sì a termini che aumentano il valore percepito, come fatto in casa, biologico, a km 0, cotto a bassa temperatura, del nostro orto. Bene anche usare dei simboli per indicare a colpo d’occhio se una ricetta è senza glutine, vegetariana o vegana.

Stessa grammatica di sempre

Spesso i menù sono un tripudio di maiuscole. Si leggono, ad esempio: Cotoletta alla Milanese e Strudel con Salsa alla Vaniglia, quando in realtà si tratta di comunissimi sostantivi che secondo la grammatica italiana richiedono l’iniziale minuscola. La maiuscola, come da regola, va solo in capo alla frase e per nomi propri o indicazioni di provenienza, come albicocche della Val Venosta. Stesso discorso per singolare e plurale: siccome nel piatto si serve verosimilmente più di uno spaghetto, è più corretto scrivere spaghetti.

Nel dubbio, a ognuno il suo: voi pensate a preparare ricette gustose che raccontino una storia, mentre per l’aspetto testuale e le questioni di marketing fatevi affiancare da professionisti del settore.