Non temete l’intuito
Si dice di non ragionare con la pancia. O meglio, che bisogna pensare prima di agire. È così che tanti imprenditori prendono le loro decisioni: elencano tutte le possibilità, le alternative e le conseguenze; valutano le probabilità e poi le moltiplicano per i profitti. Tuttavia, Gerd Gigerenzer, direttore emerito presso l’Istituto per lo sviluppo umano “Max Planck” di Berlino, nonché una delle figure di spicco nel campo della ricerca sulla scienza delle decisioni, ritiene che questa teoria matematica non rappresenti a tutti gli effetti il modo in cui la maggior parte di noi fa delle scelte. “In un mondo pieno di incertezze, i calcoli e i big data non sono sufficienti”, spiega. Per prendere le giuste decisioni, abbiamo bisogno di semplici regole che ci permettano di concentrarci sull’essenziale, ma soprattutto è necessario seguire l’intuito. Una risorsa che, secondo Gigerenzer, non dovrebbe essere ignorata da imprenditori e manager.
Ma cos’è l’intuizione? In sostanza, non è altro che una conoscenza diretta e immediata, “un prodotto, frutto di molti anni di esperienza, immagazzinato solo in parti del nostro cervello, alle quali non abbiamo accesso linguistico”. Uno studio dello psicologo tedesco rivela che più della metà di tutte le decisioni della vita lavorativa vengono prese seguendo un preciso criterio: l’istinto. Nessuno vuole riconoscerlo. Si ha troppa paura dell’intuizione avuta, ovvero si teme la responsabilità di tale scelta. E, invece, non bisogna arrendersi. Ci vuole certamente più coraggio, ma ciò che a primo impatto sembra essere istintivo, o addirittura pericoloso, apre le porte a nuove possibilità. “Il nostro istinto – continua Gigerenzer – spesso ci conduce a scelte decisamente migliori.” Secondo alcuni studi, in media, il 50% di tutte le decisioni importanti delle grandi aziende leader sulla scena internazionale vengono prese ascoltando l’intuito. I dirigenti non lo ammetterebbero mai in pubblico, perché comporta tanta responsabilità e, nell’epoca in cui viviamo, sono sempre meno i capi disposti ad assumersela. Di conseguenza, questo atteggiamento inibisce lo spirito d’innovazione all’interno di un’impresa.
Una cosa è certa: non si può dire che seguire l’intuizione sia corretto, a differenza di valutazioni ponderate, e viceversa. Tutto dipende dalla situazione in cui ci si trova. Se le circostanze risultano prevedibili, allora è bene stilare una lista di pro e contro, sebbene si possano sempre presentare delle sorprese. Qualora invece non sia possibile immaginare o anticipare determinati scenari, è necessario seguire l’intuito.
Come funziona l’istinto? Facciamo un esempio nel mondo del calcio: quando arriva una palla alta, un giocatore esperto intuisce subito quando deve staccare di testa. Il segreto? Sa cosa deve fare, ma non saprebbe spiegarne il motivo. Il calciatore segue una semplice regola: anticipa la parabola del pallone senza distogliere lo sguardo, regolando la velocità della sua corsa per andarle incontro e muovendosi in prospettiva. In questo modo, sa che impatterà la palla prima degli altri. L’unico fattore che viene tenuto in considerazione è quello di osservare il pallone, spostandosi di conseguenza. Ciò significa che, in situazioni di incertezza, per fare delle scelte giuste, si “trascurano” alcune informazioni. Il che, a sua volta, si traduce nella necessità di una cultura dell’errore positiva, piuttosto che di una mera difesa di posizione.
I tre grandi errori:
1. Considerare un’intuizione mediocre rispetto all’analisi ponderata.
2. Pensare che problemi complessi richiedano sempre soluzioni altrettanto complesse.
3. Aver bisogno sempre di più informazioni, più valutazioni, più tempo.
Un imprenditore non ha bisogno di strategie decisionali ottimali, bensì di scelte solide che abbiano buone probabilità di applicazione in un futuro incerto. L’economia, gran parte della psicologia e altre scienze si basano su un processo di ottimizzazione di situazioni passate. Il mondo, però, è in continua evoluzione, quindi affidarsi al proprio intuito può rivelarsi senz’altro utile.