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Una questione di e(ste)tica

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In che direzione sta andando il design?

Il design non dovrebbe considerare solamente lo stile: è necessario che estetica ed etica vadano di pari passo. Oggi più che mai, poiché ci troviamo a fare i conti con l’ambiente in ogni aspetto della società. Ci siamo confrontati in merito con esperti del settore che promuovono la sostenibilità attraverso il loro operato, tra responsabilità sociale e processi produttivi, prendendo in considerazione le ultime tendenze del momento.

Dalla più ampia ricerca condotta finora da Booking.com sui viaggi sostenibili emerge che l’81% dei turisti mondiali – percentuale che sale al 93% se si considerano solo gli italiani – ritiene che l’impatto ambientale sia molto importante nella pianificazione delle vacanze, con un aumento del valore quasi del 20% rispetto al report del 2021. A tal proposito, oltre un terzo (35%) dei viaggiatori globali e quasi la metà degli italiani (43%), ritiene che l’impegno per la sostenibilità da parte delle strutture ricettive sia importante quando si tratta di scegliere dove alloggiare.

Cresciuto a Merano e ora residente a Londra, Martino Gamper continua a collaborare con aziende altoatesine.

Ecco allora che, tra gli altri accorgimenti in tal senso, la filosofia architettonica e di arredo applicata in esterni e interni gioca un ruolo cruciale. “Tutto è bene quel che comincia bene”, diremmo in questo caso: è stato stimato, infatti, che l’impatto ambientale di un prodotto viene deciso per un 80% già in fase di progettazione. Sostenibilità, dunque, è oggi la parola magica anche nel design. “Avremo dovuto cominciare almeno vent’anni fa, prima che la situazione fosse così allarmante, ma come si suol dire: meglio tardi che mai!”, esordisce Martino Gamper, che in questo valore crede particolarmente. Già nel 2007, infatti, il designer di origine meranese riscosse successo a livello internazionale con il suo progetto di upcycling “100 sedie in 100 giorni”: procurandosi materiali di scarto da amici o nei vicoli di Londra – dove ha studiato al Royal College of Art e vive attualmente –, assemblò, come suggerisce il nome, una sedia al giorno per cento giorni. Le risorse scelte già in quell’occasione sono una chiara testimonianza di una spiccata sensibilità ambientale, contraria all’attuale società usa e getta. “Oggi si parla tanto di materiali riciclabili, ma, innanzitutto, bisognerebbe non buttare, mettendo in discussione il paradigma moderno della grande industria. Per fortuna, ora la gente è più sensibile alla tematica ambientale e, di conseguenza, è disposta a rivedere il proprio stile di vita in favore della qualità.”

Il giusto valore

Citando il green design, si pensa immediatamente a materiali organici e atossici, all’origine controllata della materia prima, agli imballaggi biodegradabili e alle vernici ecologiche. Buono e giusto. Il design sostenibile, tuttavia, va molto oltre: tiene in considerazione la lunghezza della vita di un oggetto, promuove le realtà produttive artigianali e mira a un effetto sociale positivo. “Cos’è per me il design sostenibile? Lo trovo un termine ormai sovrautilizzato e… relativo”, osserva con un sorriso Martino Gamper, chiedendo a sua volta provocatoriamente: “Dev’essere sostenibile per la società o per il mercato? Personalmente credo che, innanzitutto, sia una questione di valore. Io stesso ho un legame particolare con il legno, che sento emotivamente molto vicino a me, così come ho realizzato diverse opere in materiali riciclati; tuttavia, talvolta, utilizzo anche la plastica. Quest’ultima, oggigiorno, pare quasi un tabù, ma in realtà è molto resistente e garantisce una lunga durata nel tempo: l’importante è farne il giusto uso, che per me significa, ad esempio, non liberarsene dopo poco per comprare qualcosa di nuovo seguendo la legge del consumismo”.

Acquistare meno ma meglio, dunque. Fare spazio a oggetti utili, durevoli e senza tempo. Valutare, oltre al prezzo, anche altri fattori come la resistenza negli anni, sia dal punto di vista fisico che sotto il profilo dello stile. Perché una cosa è certa: ecologicamente parlando, riciclare un arredo che già esiste sarà sempre più sostenibile di comprarne uno che dev’essere realizzato da zero, per quanto venga rispettato l’ambiente. Ecco la vera ambizione del design: combinare sapientemente funzionalità ed estetica, di modo che il risultato mantenga il proprio valore a lungo senza passare mai di moda.

I trend décor del momento lo confermano: è particolarmente in voga, infatti, recuperare mobili vintage e dare una nuova vita a oggetti di seconda mano, come bauli rustici o vecchi cesti di paglia intrecciata, per conferire all’ambiente un sapore retrò. Questo è possibile solo se ci troviamo davanti a un prodotto di qualità, solitamente fatto artigianalmente, che possa così essere tramandato di generazione in generazione guadagnando anche in valore affettivo. “Io ho osservato che si apprezza davvero un possedimento quando è unico e personalizzato. Perché dovrei venerare un oggetto del quale esistono centinaia di copie? E poi, ogni prodotto di nicchia porta con sé una storia, tutta da ascoltare…”, osserva Martino Gamper, che conosce bene il valore dell’artigianalità (e aggiungeremmo da mettere in risalto sempre con uno storytelling efficace). Cresciuto a Merano, anche se ora il suo studio è a Londra, il designer mantiene ancora saldo il legame con il proprio territorio di origine attraverso collaborazioni con aziende altoatesine per realizzare alcuni progetti: “Io stesso sono nato come falegname e apprezzo molto la precisa manualità di questi professionisti, che meritano un’adeguata retribuzione. Anche questa è sostenibilità: porre attenzione al processo produttivo, fare in modo che non sia ripetitivo come nell’industria bensì stimolante”. Ne è un esempio il macinino per sale e pepe realizzato da manodopera locale appositamente per Pur Südtirol: un’autentica simbiosi tra design innovativo e artigianato di qualità, fatto in legno del posto non trattato e con un meccanismo in ceramica, capace di resistere all’usura.

Tonalità pastello e linee pulite conquistano la scena.

La natura alla riscossa

La natura sta ispirando l’arredo di interni ed esterni in tutti i sensi: non solo per trovare soluzioni rispettose del grande polmone verde, ma anche nella progettazione stessa degli spazi, secondo i principi del cosiddetto “design biofilico”, che oramai non è più solo una tendenza ma risponde a un bisogno reale di riconnessione con l’ambiente. Largo, dunque, a elementi che evocano la natura e ne riproducono l’effetto rilassante: colori organici come verde pastello e terracotta, materiali sostenibili come legno massiccio e marmo, carta da parati con motivi floreali e piante da interni per creare suggestivi giardini indoor nonché linee sinuose e arrotondate che addolciscono ulteriormente l’atmosfera. Un’altra tendenza in auge è quella di sfumare i confini tra interno ed esterno: le strutture ricettive possono rispondere a questo desiderio crescente valorizzando terrazze e cortili, trasformandoli magari in splendide oasi verdi con giochi d’acqua, oppure ottimizzando l’esposizione alla luce naturale attraverso grandi vetrate o impreziosendo le zone living con elementi vegetali.

Alla luce di questi cambiamenti in atto, è necessario che ogni azienda ridefinisca il rapporto con il cliente, puntando su una proposta di valore e spostando l’attenzione sulla qualità, sulla sostenibilità a lungo termine e sull’esperienza di acquisto piuttosto che sul costo iniziale. Dall’interior design all’hôtellerie, dalla gastronomia all’industria tessile: per ispirare a un cambiamento del modello di consumo al fine di salvaguardare l’ambiente è necessaria una stretta cooperazione tra le varie realtà del settore. Per tornare a dare in giusto valore a ogni aspetto, prima fra tutti alla natura.

Largo a elementi che richiamano la natura.

Trend illuminanti

Anche nel lighting design, quando si parla di tendenze, il ventaglio può risultare molto ampio: dallo stile minimal alle soluzioni smart più all’avanguardia. Il comune denominatore, tuttavia, è ancora il costante impegno nei confronti dell’ambiente. Non è una novità che la tecnologia a LED sia particolarmente efficiente in quanto a consumo energetico, arrivando a risparmiare fino al 90% dell’elettricità rispetto a soluzioni convenzionali e a durare ormai per oltre 80.000 ore. Se, dunque, avevate da tempo in mente di sostituire le vostre lampadine con simili dispositivi, ora, tra caro bollette e cambio climatico, è giunto il momento di agire: con una mossa risparmierete istantaneamente energia e, in definitiva, denaro. “Un prodotto, tuttavia, non è green solo quando consuma meno corrente, ma anche quando ha un lungo ciclo di vita”, precisa Philip Platino dell’azienda Platinlux riprendendo il concetto espresso già da Martino Gamper. “Ecco la vera sfida per i designer: valorizzare i LED con forme che durino nel tempo, sia perché prevedano un corpo illuminante intercambiabile singolarmente o una qualità garantita diversi anni.” Specie in strutture di grandi dimensioni come un hotel, poi, la fase di progettazione del sistema di illuminazione non va sottovalutata. Il consiglio dell’esperto: non bisogna esagerare con i LED solo perché consumano poco, ma valorizzare le sorgenti di luce naturale nonché trovare soluzioni su misura per i diversi ambienti, con focus sull’atmosfera desiderata e sull’intensità luminosa necessaria. Inoltre, è bene sfruttare a nostro favore il potenziale delle tecnologie intelligenti di cui disponiamo oggigiorno secondo i principi del sempre più diffuso interaction design, per regolare le luci delle varie zone in maniera automatizzata in base alle necessità in tempo reale, evitando consumi a vuoto.

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